«Aspettavamo che la mamma della mia amica andasse ad accompagnare il fratello piccolo in palestra». Compagne di scuola, due ragazzine milanesi, una 15 anni e mezzo, l’altra sedici, studiavano insieme due volte a settimana. «Quando sua madre usciva, bevevamo quello che si trovava in casa. Altre volte portavo la vodka in una piccola bottiglia ». Amari, liquori, rum. Con i libri aperti sulla scrivania. Alle 5 del pomeriggio. «Una volta la mia amica si è addormentata, io sono tornata a casa ubriaca. Andavo giù pesante col profumo per evitare che i miei se ne accorgessero». Il racconto è di una studentessa di una scuola superiore milanese. L’hanno raccolto i medici del Centro per il disagio dell’adolescente dell’ospedale Fatebenefratelli, unica struttura pubblica in Italia che fa un lavoro specifico sull’abuso di alcol tra i giovani sotto i 16 anni. Le statistiche disegnano il contesto: 8 milioni e mezzo di italiani a rischio abuso; tra questi, 750 mila adolescenti; l’età media del primo bicchiere è 12 anni e mezzo; il 54,6 per cento dei ragazzi tra 15 e 19 anni ha già provato almeno una sbornia pesante (dati dell’Istituto superiore di Sanità e di una ricerca del Comune di Milano). -.- corriere della sera

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